Una settimana fa a quest’ora ero nel pieno della 75^ Mostra Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Una manciata di giorni di ferie per fare una delle mie cose preferite: chiudermi in sala a vedere in anteprima film che poi mi sarei divertita a consigliare e sconsigliare.
Nel frattempo sono stati assegnati i premi, qualche film è già uscito in sala e io mi sono già dimenticata di avere fatto delle ferie.
Però adesso arriva il bello: consigliare agli altri.
Torno alla mia antica passione per gli elenchi e vi racconto le cose che mi ricorderò, nel bene e nel male, di questa edizione.
Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini.
Alessandro Borghi si è definitivamente lanciato nell’Iperuranio degli attori più incredibili del momento.
Questa pellicola, lo saprete, racconta gli ultimi sette giorni della vita di Stefano Cucchi, ed era necessaria, uno schiaffo in faccia, un film durissimo da vedere, a partire dalla trasformazione (non solo nel corpo, ma soprattutto nella voce) di Borghi in Stefano.
Come dice da giorni lui stesso sui suoi account social, anche se lo trovate su Netflix, andate a vederlo al cinema, condividetelo, continuate a parlarne.
La coppia Lady Gaga – Bradley Cooper
Allora, io lo so che lui ha un figlio con una delle donne più fighe della Terra, però credetemi, vederli insieme è stato emozionante, non solo sullo schermo, ma anche per la loro bellezza dal vivo, anche se (sigh) solo come coppia artistica.
Il loro film A star is born mi ha strappato le viscere: preparatevi a piangere tutte le vostre lacrime.
Lui è proprio il tipo d’uomo che nel manuale base delle relazioni è contrassegnato come “pericolo – contiene sostanze tossiche- girare alla larga”, ma quando lei se ne innamora non vi verrà neanche da dirle che è una cretina, perché come si fa a non pensarla come lei.
COME SI FA DIO SANTO.
Gipi, una balotta di amici e una bella riflessione sulla fragilità
L’ultima sera ci siamo rintanati in sala per fuggire all’ennesimo temporale e vedere Il ragazzo più felice del mondo, secondo film del fumettista Gipi.
In sala c’erano lui e il cast, una brigata di amici di cui per caso fa parte anche Domenico Procacci, e io sarei andata volentieri a bermi una birra con loro.
Se i suoi fumetti sono dolenti, dark, a volte anche molto tristi, lui è di un’intelligenza e una simpatia unica, un toscanaccio senza peli sulla lingua che ci ha fatto sghignazzare non solo sullo schermo, ma anche fuori.
Ma il tutto, a condimento di una riflessione profonda sulla fragilità di chi per lavoro si espone al giudizio degli altri, che attraverso la creatività si mette a nudo e si sente sempre un po’ un bambino da rassicurare e a cui dire che tutto andrà bene.
Ti voglio bene anch’io, Gianni, e l’incipit con “La vita di Adelo” mi ha fatto cascare dalla sedia.
I fratelli Coen e la sindrome di Woody Allen
Era la cosa che aspettavo di più.
Quando hanno pubblicato il calendario dei film in concorso, ho fatto i salti di gioia perché avrebbero proiettato The ballad of Buster Scruggs proprio nei giorni in cui ero al Lido.
I Coen per me, fino alla scorsa settimana, erano come i Beatles: non ne sbagliavano una.
Poi, all’improvviso, sono diventati come il Woody Allen degli ultimi anni: rincoglioniti.
Il film è piatto, non fa né ridere né riflettere, abbozza qualche idea banale e stanca, sembra buttato lì perché “anche quest’anno dobbiamo girare qualcosa”.
E come Woody Allen, ho paura che anche a loro siano finite le idee e che abbiamo preso la strada di un inesorabile declino. Spero di sbagliarmi perché a quella perdita ormai mi sono rassegnata, non so se ne reggo un’altra.
Lanthimos, cat fight e capricci
Una delle serie tv che più ho amato quest’anno è stata The Crown, che con i suoi intrighi e segreti alla corte della regina d’Inghilterra mi ha tenuta incollata alla tv come solo negli anni d’oro di Mad Men.
Olivia Colman sostituirà Claire Foy nel ruolo di Elisabetta, ma nel frattempo è stata un’altra regina, la seicentesca Anna Stuart in The Favourite del greco Yorgos Lanthimos.
All’epoca di The Lobster ero rimasta piuttosto scioccata dai livelli di follia fino a cui questo regista si spinge, qui forse un po’ smorzati per cercare di piacere a un pubblico più ampio, ma di sicuro con uno stile molto riconoscibile e uguale a nessun altro.
Qui ha avuto a disposizione tre attrici che si contendono il primato della migliore sia nella realtà che nella finzione.
Oltre alla Colman, perfetta regina poppante incapace di prendere una decisione che sia una, da cosa mangiare a colazione a come tassare i suoi sudditi, Rachel Weisz e Emma Stone sono due perfette e subdole contendenti delle sue attenzioni.
Damien Chazelle cerca il riscatto
Non ne ho mai parlato qui, ma l’anno scorso La La Land mi aveva rubato il cuore. Prima di lui, Whiplash era già uno dei miei film preferiti.
Quindi capite bene che, quando ho scoperto che l’apertura della Mostra sarebbe stata affidata proprio a Chazelle, ero abbastanza euforica.
La sensazione che mi ha lasciato First Man è di un film molto tecnico, troppo preciso nei dettagli, troppo documentaristico nelle scene familiari, troppo fissato nel riprendere il punto di vista degli astronauti durante i tentativi, più o meno falliti, di arrivare sulla luna.
Se alla prima scena, angosciante, dell’addestramento di Armstrong, vista sui meravigliosi schermi della Mostra e supportata dall’altrettanto meraviglioso impianto audio, il battito accelera per forza, e la claustrofobia ti assale, alla quinta scena girata uguale, un po’ ti rompi anche le palle.
Il mio pensiero è che Chazelle si sia voluto riscattare dopo la favola dello scorso anno, con un film solido, che non lascia spazio all’immaginazione, senza scene emozionanti (tranne quella dell’allunaggio) e che finisce per essere piuttosto freddo.
E poi Ryan, io continuo a pensare che tu sia fighissimo, ma qui la tua unica espressione è talmente scarsa che non è neanche un’espressione completa.
Extra: Amanda, di Mikhael Hers.
Non contenta di tutto quello che avevo programmato, in un pomeriggio in cui avevo due ore buche mi sono infilata in sala a vedere questo film francese.
La storia è quella di un ragazzo poco più che ventenne di Parigi che si ritrova all’improvviso a dover badare alla nipotina di sette anni, Amanda, dopo la morte inaspettata della sorella. Nel frattempo, si sta innamorando di una coetanea.
È un film delizioso, delicato, vero, e ha un protagonista dolcissimo, l’attore Vincent Lacoste, che durante l’incontro col pubblico dopo la proiezione è stato sommerso di domande sulla sua interpretazione, che ha colpito tutti in sala, e a cui ha risposto con grande timidezza e stupore (e lo ha reso, se possibile, ancora più adorabile).
Ho visto anche moltissime star sul red carpet, qualche altro film compreso il Leone D’Oro, ma queste sono le cose che mi hanno colpita di più.
Se andrete al cinema a vederne qualcuno, raccontatemi, se vi va, cosa ne pensate.