Nella mia vita c’è stato un momento di cesura fondamentale per la mia passione per il cinema. È stato andare a vedere una domenica pomeriggio “L’Esorcista”, quando, negli anni Duemila, hanno avuto la malaugurata idea di riproiettarlo, restaurato e senza censure.
Ricordo perfettamente quel pomeriggio: metà della compagnia di amici era andata, saggiamente, a vedere il reboot di Charlie’s Angels (quello con Cameron Diaz, Lucy Liu e Drew Barrymore). Io, stolta, e guidata dall’insistenza degli amici e dalla mia passione per gli horror, ho fatto una delle scelte più sbagliate della mia adolescenza.
Non riesco a descrivervi il terrore con cui ho convissuto per molto tempo dopo averlo visto. Mi aveva talmente scosso che per anni non ho più guardato un film che avesse una trama minimamente spaventosa, un gradino scricchiolante o una presenza di qualche genere nascosta nel buio. Ancora oggi mi vengono i brividi a ripensarci, dopo almeno quindici anni da quell’infausta domenica pomeriggio.
La vita, però, sa sempre come metterti sempre alla prova, e ha voluto che a un certo punto incontrassi F., che di film horror è fanatico. Così, dopo anni (anni) di insistenza, è riuscito a farmi ricominciare a frequentare un genere che, nel profondo del cuore, ho sempre amato.
Qualche weekend fa abbiamo recuperato ben tre film usciti lo scorso anno che possono rientrare nella categoria. Tre storie sovrannaturali abbastanza spaventose, con qualche colpo splatter ben assestato. Eccoli.
Get Out – Jordan Peele
Questo film, girato da un esordiente a bassissimo budget, ha fatto parecchio parlare di sé fin dalla sua uscita, e io lo seguivo da lontano, in attesa di capire se davvero sarebbe arrivato alla candidatura agli Oscar, come molti avevano pronosticato.
Così è stato, e si è portato a casa ben tre nomination accanto a nomi molto più altisonanti.
La storia è quella di una coppia, lei bianca, lui di colore, che va a trovare per la prima volta la famiglia di lei nella loro tenuta in campagna, isolata da tutto. Come hanno detto tanti prima di me, è un Indovina chi viene a cena con deriva horror. Un film che in maniera molto intelligente e non scontata racconta come ancora il problema del razzismo sia radicato nella cultura americana.
Sul finale diventa quasi Black Mirror. Anzi, le somiglianze con una puntata in particolare dell’ultima stagione sono (causalmente) incredibili. Ah, il protagonista Daniel Kaluuya è anche comparso in una puntata della serie, Fifteen Million Merits.
Split – M. Night Shyamalan
James McAvoy, il protagonista, lo ricorderete come il giovane Professor X nella saga degli X Men. Il regista, invece, è quello di Il Sesto senso e Unbreakable.
Il film si basa sulla storia vera di un criminale, Billy Milligan, il cui caso è stato importante anche per la psichiatria moderna, perché dentro di lui albergavano ben 24 personalità diverse. La storia di Milligan è incredibile: date anche solo un occhio alla sua pagina su Wikipedia.
Split prende spunto in particolare dal rapimento di tre studentesse da parte di Milligan, romanzando abbondantemente la vicenda, soprattutto nel finale, che vira in maniera brutale nell’horror.
Il film in sé non è un capolavoro, ma si regge tutto sulle spalle di un incredibile McAvoy, che cambia da una personalità all’altra solo alzando un sopracciglio, e ti tiene aggrappato alla sedia in costante apprensione per quello che succederà il minuto dopo.
Guardatelo in lingua originale, perché l’attore scozzese passa dal British allo Yankee senza fare una piega.
Ah, e c’è uno spiazzante cameo nel finale che non c’entra assolutamente nulla. Anche se si dice che potrebbe c’entrare parecchio (leggete cosa ne ha detto l’Atlantic solo dopo aver visto il film).
Mother! – Darren Aronofksky
Ce l’ho fatta: sono riuscita a recuperare uno dei tanti film che avrei voluto vedere al Festival del Cinema di Venezia.
Prima di tutto, non avevo capito nulla della trama. Jennifer Lawrence e Javier Bardem sono una coppia innamorata che vive in una casa in mezzo al nulla. Lei ha impegnato anima e corpo a ristrutturarla per lui, che l’aveva quasi persa in un incendio. A un certo punto iniziano ad arrivare ospiti inattesi che si piazzeranno in casa, distruggendo del tutto l’armonia familiare. Lui è magnanimo, lei sempre più esasperata e incredula.
Non sono una fan di Aronofsky: Black Swan non mi era piaciuto e mi innervosiscono parecchio i film in cui non trovo subito una logica nella trama.
Però.
Dopo aver passato la prima metà del film a sbuffare per la lentezza della storia e a insultare la povera Lawrence per il suo aplomb insensato di fronte a lampadine che esplodono sangue e cuori che scappano nello scarico del water, ho finalmente capito di cosa si stava parlando e mi sono detta: wow, interessante.
Non voglio svelare nulla, sappiate solo che è un film allegorico e potente, incomprensibile fino a un certo punto ma assolutamente chiaro e devastante nel momento in cui raggiunge il climax. Certo, è una storia tutt’altro che immediata, di quelle che ti si chiariscono solo alla fine, e ti costringe a ripercorrere quello che hai visto con occhi diversi.
Io ho poi letto qualche approfondimento per completare il quadro e vi lascio un paio di articoli per quando l’avrete finito (o prima, se non ve ne frega nulla della sorpresa). Mi raccomando, poi tornate qui e raccontatemi cosa ne pensate.
Spieghiamo Madre! e il suo finale (con l’approvazione di Darren Aronofsky)
Aronofsky spiega il significato di “Mother!”