Il 26 giugno 1997 è uscito per la prima volta in Inghilterra il primo libro di una saga che avrebbe modificato per sempre l’immaginario e le fantasie di milioni di persone.
Il mio primo ricordo di Harry Potter risale alle lunghe mattine al liceo, e al mio compagno di classe appassionato di Tolkien, che disegnava a mano e a memoria cartine geografiche di tutto il mondo.
A un certo punto aveva iniziato a leggere durante le ore di lezione, tenendo un libro sotto il banco che, da quello che avevo capito, era un altro fantasy. Ci diceva, con gli occhi rossi pieni di sonno e un entusiasmo febbrile, che passava le notti sveglio fino a tarda notte a leggere come un disperato.
Quel libro, ho scoperto anni dopo, era Harry Potter e la Pietra Filosofale, ma per me all’epoca non significava ancora nulla.
La smania per i maghi di Hogwarts aveva iniziato a diffondersi tra i miei amici più inquieti, quelli che sognavano di essere altrove, fuggire in luoghi fantastici dove avrebbero potuto diventare chi volevano, quelli che non avevano ancora trovato una loro identità precisa.
Io, ingenuamente, pensavo di essere una persona completa, immune dai turbamenti adolescenziali e già troppo grande per leggere dei libri da bambini.
Il secondo ricordo che ho di Harry Potter sono io che, finalmente convinta a leggerne almeno uno, costringo la mia amica dell’epoca a uscire dal cinema a metà proiezione perché non avevo ancora finito il libro e non volevo sapere come andava a finire. Era appena uscito in Italia il film tratto proprio da “Harry Potter e la Pietra Filosofale”.
Il terzo ricordo è il librario della mia città che commenta con l’ennesima mamma che acquista i volumi della saga che quei libri lì non li ha neanche aperti, perché secondo lui non c’è da fidarsi di una che scrive tutto al computer e non a penna.
Il quarto ricordo è quello di un gruppo di amici volati a Londra appositamente per l’uscita dell’ultimo libro, che passano tutta la notte in coda davanti a una libreria per comprarlo in anteprima, e che poi lo finiscono in tempo di record, senza poter raccontare niente a tutti gli altri che aspettavano l’edizione in italiano.
Questo è quello che c’è stato prima. Poi è scoppiato l’amore.
La folgorazione è arrivata quando ero già all’università e durante un’estate pigra ho deciso di riprendere in mano i pochi volumi che avevo acquistato, leggiucchiato e abbandonato nel corso degli anni.
Lì, ecco l’inaspettato, l’illuminazione, l’epifania, nella calura insopportabile dell’estate bolognese.
In quei mesi li ho letti tutti e sette d’un fiato, uno dietro l’altro, dimenticandomi degli esami da preparare, del caldo, di tutto.
A quella lettura bulimica ne sono seguite tante altre, a un certo punti sono arrivati anche i film, visti a casa, in differita rispetto alle uscite al cinema, anche quelli d’estate, anche quelli consumati fino a saperli a memoria.
Harry Potter lo amo perché mi ha insegnato molto.
Mi ha insegnato che essere diversi è una cosa di cui andare fieri e non una debolezza.
Che insieme è molto meglio che da soli.
Che bisogna fidarsi, e affidarsi a qualcuno di più esperto e saggio di te che potrebbe darti il consiglio giusto. Che bisogna imparare a farne tesoro e a riutilizzare quel consiglio secondo il tuo modo di essere.
Che la creatività e la curiosità sono il motore di tutto.
Che le paure si devono affrontare di petto e ognuno ha dentro di sé la forza necessaria a sconfiggerle. Che il coraggio è il fedele compagno della creatività e della curiosità.
Che anche il più insospettabile ha dentro di sé qualcosa di speciale e non bisogna mai giudicare nessuno al primo sguardo.
Che rifugiarsi nelle proprie fantasie e nei propri sogni non è una cosa da bambini, ma è la forza che spinge ai grandi cambiamenti e alle grandi azioni.
Che la magia esiste, e ce n’è un po’ in ognuno di noi.
Per queste e per altre decine di motivi continuo a rileggere i libri di Harry Potter, che mi accompagnano in ogni spostamento e sono sempre i primi ad essere imballati durante i traslochi. Quindi, all’inizio di questa nuova estate, faccio gli auguri un po’ anche a me e ai miei dieci anni d’amore.