Questo post ha avuto una gestazione lunghissima: ci sono ferma da tre mesi.
Ogni volta che mettevo le mani sulla tastiera cambiavo idea su cosa mettere a fuoco di tutto quello che avrei voluto dire. Allora mi sono interrogata sul perché e l’unica risposta che riesco a darmi è che in questi mesi mi è successo di tutto.
Ho provato a iniziare questo post almeno cinque o sei volte: appena lo riprendevo in mano, quel momento che volevo raccontare era già fuggito, portato via dalla curva successiva della montagna russa in cui mi sento in questo periodo.
La mia intenzione era quella di recensire Manuale per ragazze rivoluzionarie, di Giulia Blasi, che a gennaio ho ascoltato in maniera vorace su Storytel. Il tema è questo:
“Ragazze, non c’è più tempo da perdere: bisogna fare la rivoluzione.
Viviamo in una società che purtroppo non è ancora paritaria fra i sessi in termini di rispetto, opportunità, trattamento.
Se nel Novecento sono stati fatti enormi passi avanti per le donne, dagli anni ‘80 in poi il femminismo si è come addormentato, mentre il successo ha continuato a essere per lo più riservato ai maschi e in tv apparivano ballerine svestite e senza voce.
La violenza sulle donne non si è mai fermata e chi denuncia le molestie tuttora corre rischi e prova vergogna.
Ecco perché oggi è giunto il momento che le ragazze di ogni età raccolgano il testimone delle loro nonne e bisnonne per fare una rivoluzione epocale.
In questo saggio profondo ed elettrizzante Giulia Blasi offre consigli concreti per mettere in atto un femminismo pieno di ottimismo e spirito di collaborazione (evviva la sorellanza!) che possa rendere tutti più sereni, rispettosi, appagati e felici. Anche gli uomini.”
È un libro, prima di tutto, molto divertente. È anche spiazzante, illuminante, mette le cose bene in ordine e sviscera un argomento dietro l’altro in maniera molto precisa. È sì un manuale sul femminismo, ma per me è stato anche un modo per guardarmi dentro.
Si è inserito in un solco che era già tracciato in me, una di quelle cose che ti piovono addosso al momento giusto e senza preavviso.
Il giorno del mio compleanno ho scritto su Instagram che il 2019 sarebbe stato l’anno in cui avrei fatto un po’ il cavolo che mi pare, e leggere questo libro mi ha confermato che sì, lo posso fare davvero.
È stata quasi una seduta di terapia, una pacca sulla spalla, una spintarella, una voce amica che mi ha detto: vai, coraggio, esci fuori, tu sei questa cosa qua e non tutti gli strati che ti sei messa addosso per compiacere gli altri.
Posso combattere per quello in cui credo senza sentirmi sempre in colpa o sbagliata.
Scendere in piazza ogni volta che serve, sia quando la lotta è la mia sia quando non è la mia, ma credo lo stesso nella causa. Parlare ad alta voce di femminismo, sorellanza, patriarcato, mansplaining, anche se la gente mi guarda strano.
Ribattere sempre e senza timidezza a chi fa affermazioni sessiste, da quelle che sembrano più innocue come “mangi come un piranha” o “voi donne siete sempre in ritardo”, a quelle più gravi.
Fermare quelle donne che criticano le altre per come si vestono, quanto pesano, come si truccano, quanti partner hanno avuto (o non hanno avuto), se si sono rifatte o meno.
Tutto questo, anche a costo di sentire gli altri sbuffare, o di risultare stare antipatica, o di lasciare indietro qualche amicizia che non mi capisce più.
Perché essere femminista significa non aver paura di creare disagio negli altri, metterli scomodi, rompere gli equilibri e le convinzioni (e questa è una delle cose più belle e più vere che ci sono nel libro di Giulia).
Ma per me è significato anche aver raggiunto una consapevolezza più personale, che mi sta ribaltando in questi mesi e che mi fa sentire come se fossi un serpente che fa la muta.
Non faccio più finta di farmi andare bene cose che so benissimo non fanno per me.
Mi è capitato troppe volte di alzarmi la mattina, dopo anni di arrendevolezza, e chiedermi chi cazzo fosse la tizia che vedevo nello specchio.
E quindi ho imparato a rispondere: no, a me questo rapporto fa solo male e ti spiego anche perché. Ma anche a dirmi: sì, proviamo, ho voglia di prendere quel treno anche se non si dovrebbe fare, rispondere subito a quel messaggio anche se strategicamente sarebbe meglio di no, buttarmi nelle situazioni anche quando non c’è dubbio che combinerò un casino.
E probabilmente per questo sto già sulle palle a molti, e tanti non capiranno, tanti si spaventeranno, tantissimi giudicheranno. Ma non succede così in ogni caso?
In questo percorso non penso di essere diventata più forte, anzi, credo che le mie debolezze adesso siano molto più esposte e scintillanti di prima, ma almeno quello che c’è fuori corrisponde a quello che c’è dentro.
Adesso quando mi guardo allo specchio mi riconosco, nel bene e nel male, con tutte le difficoltà e la fatica del caso, perché oh, non è per niente facile essere se stessi.
Manuale per ragazze rivoluzionare è su Amazon, oppure su Storytel, in versione audiolibro.