Non riguardo volentieri né i film né tantomeno le serie tv che ho già visto, a parte alcune illustri eccezioni (Sherlock e F.R.I.E.N.D.S. su tutti).
È perché ho l’ansia di non avere abbastanza tempo per vedere tutto quello che ho ancora in lista e mi sembra di perdere tempo.
Ma c’è un film che ho trovato adorabile dal primo momento e se lo danno in tv lo rivedo sempre volentieri. È “I ragazzi stanno bene”, il film che mi ha fatto scoprire Mark Ruffalo, che nel giro di un altro paio di pellicole è diventato uno dei miei attori preferiti.
Sto scrivendo dopo aver visto il chiassoso e pesantissimo Thor Ragnarok, da cui sono uscita confusa e stordita.
Qualcuno conosce già la mia passione per i film Marvel, quindi mi sentivo quasi in dovere di vedere anche questo. Questo non mi è piaciuto, mi è sembrata un’accozzaglia di cose confusionarie messe insieme solo per stupire e per esaurire il budget.
Ho aspettato per tutto il film il momento in cui sarebbe comparso il Bruce Banner di Ruffalo, ma è stata una grossa delusione: lo hanno fatto diventare un cretino, impaurito e sbeffeggiato perché non ha nient’altro da offrire alla causa di Thor che sette dottorati del tutto inutili.
Perché mi avete fatto questo?
Ho sempre pensato che il povero Mark, nel suo essere per niente cool, per niente maudit, fosse un attore sottovalutato da Hollywood.
Eppure, è scrupoloso e di grande talento, tanto da aver dato al suo Hulk (almeno fino a questo schifo di Ragnarok) un’umanità e una profondità tale da averlo reso il più interessante di tutti i supereroi del gruppo, in mezzo a quella giravolta di bicipiti e armature e figaggine sparsa.
È bravo, ragazzi, è davvero bravo. Dategli qualsiasi ruolo e lui si darà al pubblico con generosità.
Oltre alla saga degli Avengers, riguardatelo in Zodiac, in Shutter Island, in Now You See Me (che è un filmetto senza arte né parte, ma Ruffalo riesce a creare un personaggio oscuro e inaspettato che vale la pena vedere), in Foxcatcher, nel commovente The Normal Heart, ma soprattutto, nel bellissimo Spotlight. Questi sono solo i miei preferiti, ma la sua filmografia è vastissima, nonostante sia quasi sempre tenuto all’ombra di altri più famosi di lui.
Ogni anno io mi chiedo perché quest’uomo non abbia ancora ricevuto un Oscar. Perché non riescono a farlo uscire definitivamente da questi personaggi spalla e a dargliene uno in primo piano? Perché non riescono a proporgli un ruolo importante e la fama che si meriterebbe?
Qualcuno gli regali una seconda vita, in fondo non sarebbe il primo: pensate a cosa è successo a J.K. Simmons, che è diventato famoso solo a 60 anni dopo il successo di Whiplash.
Vi do anche un consiglio che rallegrerà le vostre giornate: seguitelo sul suo profilo Instagram. È tutto il contrario del figone hollywoodiano.
È un papà tenerissimo e ha letteralmente una cotta adolescenziale per la moglie. È molto attivo e schierato a favore di numerose campagne sociali, per cui scende in piazza un giorno sì e l’altro pure.
Ha anche combinato un casino alla prima di Thor Ragnarok, dove si è messo a fare delle stories su Instagram, dimenticandosi però di spegnerle quando è partito il film, e ha fatto sentire in anteprima mondiale i primi dieci minuti del film. Insomma, una figura di merda che avrebbe potuto fare chiunque di noi.
Ed è questo suo essere così assurdamente normale che mi piace di Ruffalo e che mi fa venire voglia di andarmi a bere una birra con lui e farci due chiacchiere.
Mentre attendo che qualche produttore colga il mio appello e lo scritturi per il ruolo che lo farà vincere l’Oscar, mi consolo sapendo che qualcun altro lo ama come lo amo io e ha fatto questa classifica delle volte in cui Mark Ruffalo è stato troppo adorabile per essere di questo mondo.