La scorsa estate sono successe due cose. Una è già tristemente terminata, l’altra sta tenendo tutti in agitazione per il suo attesissimo seguito.
La prima era The Get Down, cancellata dopo solo una stagione, a causa dei costi esorbitanti e dello scarso appeal sul pubblico. Io per non sbagliare continuo ad ascoltare la colonna sonora. Ma di serie cancellate prima ancora che me ne rendessi conto ho già parlato un bel po’.
Il secondo fenomeno del 2016 è stata Stranger Things, che da omaggio affettuoso agli Anni Ottanta è diventata un fenomeno e un cult che ha superato ogni aspettativa.
A Halloween tutti vogliono essere Eleven.
E proprio a Halloween uscirà la seconda stagione, anticipata mesi fa dalle prime immagini dal set che erano un nuovo esplicito omaggio ai film degli Anni Ottanta.
Anche con Stranger Things, tutto quello che fa da contorno alla serie, dai gadget all’attività promozionale, diventa quasi più importante delle puntate stesse. Ci permette di non dimenticarla, di tenere alte le aspettative e di continuare a parlarne. Game of Thrones è maestra in questo, ma Stranger Things nel suo piccolo non è da meno.
Qualche settimane fa sono uscite delle finte locandine (o meglio, delle meta-locandine) in cui i protagonisti sono stati ritratti come i poster dei più famosi film horror del passato. Chiaramente le vorrei tutte, perché, si sa, il gadget è il mio punto di non ritorno.
E venerdì 13 ottobre (quando, sennò?) è uscito il trailer finale della seconda stagione, che io non ho visto perché ho paura mi rovini la sorpresa, ma lo lascio qui per i meno sensibili agli spoiler.
Ma il vero fenomeno di questa serie sono i suoi giovani protagonisti.
Hanno fatto una quantità di servizi fotografici promozionali uno più bello dell’altro: se avessi dodici anni avrei i loro poster in camera, altroché boyband.
Non per nulla se la sono spassata anche con Nicolas Ghesquière, il direttore creativo di Luis Vuitton, che durante una sfilata ha anche usato uno dei finti poster su una t-shirt.
La maglietta fa schifo, ma il messaggio è chiaro: il Sottosopra va con tutto.
I miei preferiti, comunque, sono questi tre.
Gaten Matarazzo. Che dire di lui? È un caratterista nato e ha un nome che lo porterà lontano (ti prego, Gaten, non usare mai uno pseudonimo).
Il suo personaggio è stato anche oggetto di un’operazione di marketing in cui tanti Dustin in bicicletta hanno invaso New York per accompagnarei fan in risciò al Comic-On.
E guardate il suo riassunto in 7 minuti della prima stagione. Quanti cuori.
Poi c’è Finn Wolfhard, che è anche nel cast del remake di IT, uscito nella sale in questi giorni, e che ha una faccia facciosa alla Charlie Brown che per me è adorabile.
E, per ultima, la vera star, Milly Bobby Brown, che oltre a essere una giovane Natalie Portman, ad avere uno stile che LEVATEVE TUTTI, canta, balla e recita come un’attrice navigata.
Ah, è in arrivo anche il Monopoly della serie.
Cosa c’è di più Anni Ottanta di un board game?