Tra dieci giorni ricomincia Game of Thrones.
Nel frattempo ho acquistato un librone di 600 pagine appena uscito per Minimum Fax e che sto studiando accuratamente (matita dietro l’orecchio, pronta a sottolineare i paesaggi più interessanti): Complex TV di Jason Mittell, con il quale voglio imparare i segreti dello storytelling delle serie tv degli anni Duemila per passare finalmente al livello successivo: scriverne una e vincere un Emmy.
Nel saggio (di cui non vedo l’ora di parlare) viene data molta importanza a quelli che l’autore definisce paratesti di una serie tv, cioè tutto il contesto che fa da contorno alla serie al fuori dallo schermo, e che ne influenza il linguaggio e spesso gli sviluppi.
Uno di questi è rappresentato dal contributo delle community di fan.
Fandom:
Il termine fandom indica una sottocultura formata dalla comunità di appassionati (fan) che condividono un interesse comune in un qualche fenomeno culturale, come un hobby, un libro, una saga, un autore, un genere cinematografico o una moda.
Da Wikipedia.
Ho citato Game of Thrones perché è forse attualmente la serie con la fandom più attiva, sia all’interno dei forum e dei social, che delle pause caffè.
Non credo di aver mai sentito (né fatto) così tante congetture su una serie televisiva come su questa.
In aggiunta, forse solo con Game of Thrones i fan “rispettano” una delle caratteristiche con cui è nata la visione seriale, ma che ormai si sta perdendo man mano: mettersi in pari con le nuove puntate tutti nello stesso momento, e avere uno spazio di tempo tra una puntata e l’altra definito e uguale per tutti, in cui elaborare teorie, commentare e consolidare il rapporto con gli altri fan.
Complici le piattaforme di streaming come Netflix, che ormai pubblicano nello stesso momento tutte le puntate di una stagione, ognuno guarda le serie tv con i suoi tempi e modi.
Chi la finisce per primo (normalmente quel qualcuno sono io) deve poi aspettare che lo raggiungano gli altri, che, da parte loro, devono stare sempre più attenti a evitare gli spoiler disseminati ovunque.
Vi ricordate quand’era uscita per la prima volta negli Stati Uniti la prima stagione di House of Cards?
All’epoca ne parlavano tutti perché tutte le puntate erano state trasmesse una dietro l’altra nel corso di una giornata intera. Ed era considerato un esperimento innovativo.
Il mio entusiasmo e la capacità di affezionarmi facilmente mi portano a fare parte più o meno attivamente di numerose fandom (oltre naturalmente a quella di Game of Thrones), e non solo di serie tv. La linea di confine che per me segna il prima e il dopo, l’essere dentro e fuori, è l’acquisto del gadget.
Quando sono arrivata al gadget, è la fine.
Ecco le principali (di alcune ho già scritto qualcosa e trovate i link agli articoli):
I Beatles
Star Wars
Gli X-Men e l’Universo Marvel
Breaking Bad
The Rocky Horror Picture Show
Non temete: troverò presto la scusa per parlare anche di quelle di cui non ho ancora raccontato nulla.
3 pensieri riguardo “Dell’essere fan”