Se c’è una cosa che non so, né ho mai saputo fare, quella è disegnare.
C’è un mio capolavoro appeso a una parete nella casa dove sono cresciuta, in cui i soggetti hanno un numero di dita delle mani direttamente proporzionale all’età. Non proprio un talento nel disegno anatomico.
Per questa mia scarsa capacità ho sempre invidiato moltissimo gli illustratori, e mi sono sempre circondata di stampe, fumetti e illustrazioni. Forse per compensare una mancanza, chissà.
Ho scoperto Ale Giorgini due anni fa, a una fiera del Vintage a Padova in cui erano esposte alcune sue tavole. È stato un colpo di fulmine, e il motivo è che la maggior parte dei soggetti ritratti dal fumettista vicentino riguarda il cinema. E ritrae anche le band, e poi le serie tv: insomma, come poteva non piacermi immediatamente?
Il suo stile è stato definito (e definizione non calzò mai così a pennello) geometric retrò style, mentre i suoi personaggi sono ritratti sempre a occhi chiusi e, che siano in bianco e nero, sui toni dell’azzurro o coloratissimi, comunicano sempre un senso di pace, rilassatezza e riflessione. Anche quando si tratta dei protagonisti di Game of Thrones o Pulp Fiction.
Il suo immaginario è quello di chi era ragazzino negli anni Ottanta, cresciuto con i Goonies ed ET. Lui stesso dice , nel suo librino This is Me (che per fortuna ho acquistato alla mostra, perché nel suo shop online è ormai out of stock), che la maggior parte dei suoi film preferiti sono degli Anni Ottanta.
Vanta collaborazioni di tutto rispetto con Warner Bros, Disney, Il Corriere della Sera, solo per citarne alcuni. Insegna allo IED di Torino e alla Scuola Internazionale di Comics di Padova. È curatore di Illustri, il Festival del Fumetto di Vicenza, e del Berga Urban Museum.
Tra i suoi progetti più recenti, una linea di abbigliamento per Puma, la bellissima lampada di design MOBI e Giuseppe Verdi rivisto in chiave pop che ha dato vita a un libro per bambini.
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Credits delle immagini: Ale Giorgini.
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